La parte basamentale del palazzo dei conti di Isnello su Corso Vittorio Emanuele è stata per lunghi anni pesantemente deturpata da brutte vetrine aggettanti nei locali commeciali al piano terra. Il portale d’ingresso ha inoltre perso da tempo immemore la sua funzione di accesso al palazzo, e anche questo, essendo il vano interno stato trasformato in locale commerciale, era svilito da una bruttissima vetrina.
Adesso, prima da un lato, e poi dall’altro, entrambi i vetrinoni sono stati smantellati, ripristinando la sagoma originaria delle botteghe su strada. Il portale, non potendo (o non volendo) essere ridestinato alla sua originaria funzione, è tutt’oggi una vetrina. Quella vecchia è stata smantellata in favore di un sobrio vetrinone a tutta altezza che credo disturbi meno l’occhio rispetto alla versione precedente. Ovviamente avrei preferito fossero state applicate due finte ante di portone, eliminando definitivamente la vetrina, ma lo vedo comunque come un miglioramento.
Certo adesso sarebbe fantastico recuperare i prospetti di questo bel palazzo del Settecento, abitato e integro nei suoi interni, ma che mostra tutti gli acciacchi della vecchiaia.
Era così.
E’ stato così per qualche tempo.
Ora è così. La parte basamentale è stata anche pitturata dello stesso colore ocra dell’altro lato.
Riporto quanto riferitomi in merito ai lavori dall’utente Andre Bernasconi (che ringrazio, anzi scusa se non ho utilizzato prima il materiale che mi avevi inviato)
sinteticamente, hanno eliminato il brutto rivestimento in marmo, hanno
riportato alla luce la parte ancora in opera degli archi in cotto che
creavano l’originaria cornice delle apertura a pian terreno (la muratura in
questione è presente, solo più incassata rispetto al filo della facciata,
dove, per fare posto alle saracinesche, hanno demolito l’originaria fila di
mattoni in cotto che appunto creavano la parte esterna dell’arco).
Circa il portone: credo che non esista più il collegamento con il resto
dell’immobile, il vano che insiste sul portone è parte dell’immobile che si
sta ristrutturando. E la luce originaria è in effetti divisa da un solaio
per soppalco, posto alla stessa quota del piano rialzato originario, oggetto
di un intervento interno alcuni mesi fa.
i lavori finora sono consistiti nel togliere non solo le lastre di marmo ma
anche nello smantellare il telaio composto da tondini in ferro e piastre,
sulle quali era stato posato uno strato di malta per tenere appunto gli
elementi marmorei.
forse meglio così. un tempo il centro storico era considerato qualcosa di osceno da abbellire con materiali moderni in voga negli anni settanta, per farlo sembrare più simile a viale strasburgo e invogliare allo shopping. si realizzavano controsoffitti e prospetti, si cancellavano archi ecc.
la voglia di antico degli ultimi anni è una nuova sensibilità, a volte male interpretata come si vede da molti restauri pacchiani e fuori dal contesto.
Una volta Sgarbi disse una cosa sul centro storico di Palermo, che paradossalmente si salvò dalla completa distruzione, solo perche gli interessi dei palermitani o meglio degli pseudo palazzinar, di corleonese memoria, si spostarono verso nord, ovvero lato Viale Strasburgo, determinando il disinteresse verso il centro storico che per decenni fu inteso solo come abbandono, un luogo senza valore e dunque poco interessante.
Ricordo come agli inizi dell’Università, facendo un lavoro presso il centrio storico si cominciava ad intravedere invece un minimo di interesse, ma ancora nulla rispetto a quello che è poi nato negli anni seguenti.
Queste foto dimostrano come adesso ci sta una cultura e una percezione diversa dei luoghi e se oggi riusciami ad intervenire su questi immobili, è solo grazie al fatto che non sono stati rasi al suolo, cosi come invece è successo a qualche villino del Viale Libertà per intenderci o a qualche villa della Piana dei Colli.
Molti di questi palazzi, non potranno mai essere riportati al 100% del loro splendore, ma il fatto che si possa intervenire in questa maniera è già tanto.
Cervellati, autore del Piano Particolareggiato del Centro Storico di Palermo del 1990, definì Palermo la città di cartone, facendo riferimento all’arte dei cartapestai che nel 600 e 700 abbellivano le architetture del palazzi con le loro effimere architetture, ma se notate bene, la quasi totatlità dei palazzi del centro storico ha sola la facciata principale di pregio, mentre le facciate che danno sui vicoli sono quasi sempre molto semplici, e questo perche nello spirito siciliano, si è sempre pensato a dimostrare quello che si ha piuttosto che quello che si è… A questo non sfuggivano nemmeno i nobili dell’epoca che se potebano risparmiare si accontentavano della facciata monumentale sul Cassaro prima e sulla Via Maqueda dopo, per erigere le loro residenzs.
Spero che si continui il processo di recupero del centro storico, che ricordo insieme a quello di Genova è il più grande d’Europa, e si passi altrettanto presto ad una valutazione diversa da quella del semplice restauro dei palazzi e si punti sulla vivibilià e la pedonalizzazione dello stesso, solo cosi, potremo riavere la splendida Palermo dei secoli che furono, da contrapporre allo squallore della Palermo degli anni 60 70 ed 80
Gli articoli di MAQVEDA sono sempre quelli che preferisco ;-)…e ogni volta l’unica cosa che mi viene da dire è: continuiamo così e insistiamo sulla pedonalizzazione del centro storico!
Il negozio di cui sono state smantellate le vetrine era della ditta Perricone Marano, ditta storica palermitana che non ha retto ai forti cambiamenti del commercio. I marmi non erano bruttissimi: c’erano delle decorazioni di pregio. Sono d’accordo che, in parte, deturpavano la facciata, ma credo che ci siano deturpazioni molto più brutte da eliminare.
@Athon
Grazie 😀
@Massi
I marmi non erano brutti, daccordo, era il posto che non andava, e nessuno nega che ci sia di peggio 😉